Aggiornato il 23/10/19 at 07:50 am
di Diego Fiorin — Nonostante il temporaneo cessate il fuoco fra Turchia e il popolo Curdo, le ostilità nel confine settentrionale della Siria stanno facendo abbandonare la propria terra a centinaia di abitanti destinati a stanziarsi nei campi rifugiati del vicino Iraq. Considerata uno strascico della guerra civile siriana, la campagna militare lanciata dalla Turchia contro il territorio detenuto dai curdi sul suo confine meridionale, sta causando ulteriori sofferenze umane e nuovi esodi in quella che è già la più grande crisi di movimento forzato di popolazioni al mondo. I funzionari dell’Agenzia specializzata per i rifugiati delle nazioni Unite (UNHCR) contano decine di migliaia di civili, principalmente donne, bambini e anziani, che si stanno spostando per fuggire ai combattimenti e cercare salvezza. L’UNHCR, chiede alle parti di rispettare il diritto umanitario internazionale, anche garantendo accesso alle agenzie umanitarie. Dall’inizio dell’escalation, l’agenzia delle Nazioni Unite ha fornito assistenza a 170.000 persone, ha dichiarato il portavoce Herve Verhoosel: “ci sono più di 165.000 persone in movimento nel nord-est che cercano rifugio”. L’UNHCR ribadisce inoltre che qualsiasi ritorno dei rifugiati in Siria deve essere volontario, dignitoso e avvenire in sicurezza. Spetta ai rifugiati decidere se e quando desiderano tornare in Siria. Una guerra nella guerra che sembra non dar tregua a quello che è il “popolo senza terra”, i Curdi, che dopo aver sconfitto la minaccia dell’ISIS ed essersi presi i complimenti dal mondo diplomatico, si vedono traditi ancora una volta dalla comunità internazionale che ha lasciato il via libera alla invasione turca.
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