Aggiornato il 16/07/19 at 10:59 am
di Shorsh Surme—Ormai per il governo del “sultano” turco Recep Tayyp Erdogan violare i Diritti Internazionali è diventato uno scherzo. Prima con l’occupazione della città curdo siriana di Afrin, nel gennaio 2018, per la quale nessuno alzò un dito nei confronti del padre-padrone, membro della Nato e membro del Consiglio d’Europa.
Oggi la stessa cosa sta succedendo con la Regione Federale del Kurdistan dell’Iraq. Infatti da giorni l’esercito turco continua a spostare artiglieria pesante procedendo in quella che è a tutti gli effetti un’offensiva di terra verso il monte Qandil e precisamente nella zona Xuakurk.
L’offensiva è stata annunciata solo oggi, ma da giorni sia i caccia bombardieri F35 sia gli elicotteri d’attacco T-129 hanno preso a bombardare e distruggere i pochi villaggi ricostruiti dopo che il dittatore Saddam Hussein li aveva letteralmente rasi al suolo. Il presidente Erdogan non si è risparmiato nulla, addirittura nell’intervento armato ha impiegato anche dei reparti speciali delle brigate commando, supportati da droni armati e non armati. Secondo il governo turco l’operazione dovrebbe essere finalizzata a distruggere rifugi usati dai ribelli curdi del partito dei Lavoratori del Kurdistan Turco (PKK, Partîya Karkerén Kurdîstan in curdo).
E’ cosa del tutto falsa. La verità è che il governo di Erdogan i suoi predecessori non hanno mai digerito l’esistenza di un governo locale chiamato “governo regionale curdo, e non solo: durante il referendum per l’indipendenza del Kurdistan nel 2017, il 93,7% dei curdi avevano votato a favore. Allora fu fatto di tutto oscurare questa iniziativa del popolo curdo, non solo da parte della Turchia, ma anche dell’Iran, dello stesso Iraq e della Siria.
Con questa azione il sultano-presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta sfidando palesemente la comunità internazionale, in primis gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che come sempre rimangono nel silenzio più assoluto per questioni che non li vedono direttamente coinvolti.
Foto. Radio Onda d’Urto
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