Aggiornato il 21/06/19 at 02:45 pm
di Gianni Sartori –Chissà cosa ne avrebbe pensato Jean Giono, quello de “L’uomo che piantava gli alberi”.
Il 17 giugno è iniziato il processo avviato dalla militante ecologista danese Anne Dalum per riavere il proprio passaporto. Il documento le era stato confiscato dalla polizia danese il 6 gennaio mentre era in procinto di recarsi in Rojava (Kurdistan siriano) per prendere parte al progetto “Make Rojava Green Again”.
Si tratta di una conseguenza dell’inasprimento della legge sui passaporti votata in Danimarca nel 2015 per impedire a combattenti stranieri, i cosiddetti foreign fighters, di arruolarsi in milizie coinvolte nei conflitti armati, ma che, a quanto pare, ha avuto effetti collaterali nei confronti di persone che nulla hanno a che fare con i combattimenti, in questo caso di un’attivista ecologista.
Tali procedure stanno per essere adottate in maniera sistematica anche da Londra, i cui cittadini potrebbero rischiare pene fino a 10 anni di reclusione se diretti nel nord-est della Siria.
Già nel febbraio 2016 le autorità danesi avevano confiscato il passaporto della giovane di origini curde Joanna Palani, poi arrestata per aver violato il divieto di viaggiare fuori dal paese. Al momento del suo rientro in Danimarca venne accusata di “minacciare la sicurezza nazionale” in quanto aveva combattuto con le Ypg, le Unità di Protezione del Popolo, ala armata del Pyd (Partito democratico), primo baluardo all’espansione dell’Isis, si pensi alla storica battaglia di Kobane.
A perorare la richiesta di Anne Dalum di riavere il suo passaporto è intervenuto lo stesso avvocato di Joanna Palani.
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