Aggiornato il 14/06/19 at 09:57 pm
(AsiaNews) -a tregua interessa la zona di de-escalation del conflitto e avrà una durata indefinita. I raid aerei dei giorni scorsi hanno provocato almeno 25 vittime, in maggioranza civili. Ankara bombarda obiettivi curdi nel nord dell’Iraq a Anadiya e Komane. Interrotta la principale via di comunicazione fra Dohuk e Amedi, diversi feriti. “La popolazione è terrorizzata”. Russia e Turchia hanno negoziato “un cessate il fuoco completo” fra forze governative e milizie ribelli a Idlib, dove da tempo è in atto una offensiva dell’esercito di Assad contro oppositori e jihadisti nell’area. È quanto sottolineano le agenzie di stampa russe, rilanciando fonti militari al Cremlino. Situata nel nord del Paese, la provincia è l’ultima roccaforte ancora nelle mani dei gruppi anti-governativi e delle fazioni estremiste e jihadiste (da al Qaeda allo Stato islamico, ex Isis) rimaste.
Russia e Turchia (più l’Iran) possiedono forze armate in territorio siriano. Pur partendo da fronti opposti (Teheran e Mosca vicine a Damasco, mentre Ankara sostiene i movimenti anti-Assad), i tre Paesi più della diplomazia Onu sono riusciti ad allentare la morsa di un conflitto che ha provocato quasi mezzo milione di vittime e sette milioni di profughi.
Secondo le fonti militari russe, il cessate il fuoco totale entrerà in vigore nella zona di de-escalation del conflitto e consentirà di risparmiare ulteriori vite umane in un’area a lungo martoriata da violenze. La provincia di Idlib ospita oltre tre milioni di persone, fra cui ribelli e civili fuggiti dalle zone riconquistate dal governo e anche in questi giorni è stata oggetto di pesanti bombardamenti.
Gli attacchi nel sud di Idlib e a nord di Hama sono proseguiti anche oltre la mezzanotte, quando – almeno in teoria – avrebbe dovuto già essere in vigore il cessate il fuoco che avrà una durata “indefinita”.
I raid aerei del 10 giugno scorso hanno provocato almeno 25 vittime, molte delle quali erano civili. Testimoni oculari e fonti locali parlano di centinaia di vittime fra i civili registrate in queste ultime sei settimane di offensiva dell’esercito siriano, sostenuto dai raid aerei dell’alleato russo. Dopo Aleppo, la Ghouta orientale e Douma, la road map tracciata dal governo di Damasco per la riconquista del Paese ha puntato verso nord.
L’obiettivo è rimettere le mani su un’area strategica e riportare le lancette della Siria all’epoca precedente la rivolta, divampata nel marzo 2011 e poi trasformata in guerra per procura fra potenze straniere. Le violenze hanno provocato la fuga di decine di migliaia di persone, che hanno abbandonato le loro case cercando rifugio oltreconfine in Turchia.
Ieri, intanto, alcuni caccia dell’aviazione di Ankara hanno compiuto una serie di raid contro (presunti) obiettivi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell’Iraq, nell’area di confine di Sidakan. I villaggi di Amadiya e Komane hanno subito distruzioni. Gli attacchi hanno bloccato la principale via di comunicazione fra Dohuk e Amedi e distrutto un distributore di carburante e una conduttura dell’acqua. Secondo alcune fonti locali di AsiaNews vi sarebbero anche diversi feriti (lievi) fra la popolazione. “La popolazione è terrorizzata – afferma la fonte – e nessuno osa uscire di casa”.
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