Aggiornato il 16/08/18 at 06:35 pm
di T B – Che fra Parigi ed Erbil scorra buon sangue non è cosa nuova. Il clima di intesa e amicizia fra la République e i Kurdi Iracheni risale alla presidenza Mitterand, e deve molto in particolare a Danielle, la moglie del presidente francese. Fu lei infatti a spingere per il riconoscimento internazionale per la questione kurda, dapprima con l’istituzione dell’Istituto Kurdo di Parigi – ad oggi unico istituto dedicato al Kurdistan in Europa – e successivamente con l’attiva promozione della nascita del parlamento regionale kurdo, nel 1991.
Tale approccio, reiteratosi sotto Sarkozy e Hollande (il quale promosse spedizioni militari francesi e destinò supporti economici ai Peshmerga nella lotta all’ISIS), sembra essere ancora oggi rafforzato da molteplici dichiarazioni da parte di Macron. Alle parole, inizialmente ambiziose, per un “piano per il Kurdistan”, sono tuttavia seguiti atti contraddittori da parte dell’Eliseo. Lo scorso Marzo, per esempio, l’iniziale volontà di affiancare i kurdi con azioni militari per contrastare l’operazione Ramo d’Ulivo nell’enclave di Afrin, è stata successivamente smentita per non provocare l’ira di Ankara.
A poco sono servite le proteste di Khaled Issa, rappresentante della regione del Rojava – territorio a maggioranza kurda nel nord della Siria – che assicurava di aver ricevuto promesse di rinforzi militari da parte del governo francese. A causa della sua posizione strategica sul confine turco, il Rojava rappresenta sicuramente motivo di preoccupazione per Erdogan, ed un suo riconoscimento o supporto militare da parte della Francia andrebbe inteso come un affronto diretto ad Ankara, che ad oggi Macron non vuole sperimentare.
Recenti appelli dell’Istituto Kurdo di Parigi che supplicano il presidente francese di non trascurare gli alleati kurdi di fronte agli attacchi turchi appaiono come vox clamantis in deserto, a dimostrare la mancanza di intenti concreti nelle, seppur amichevoli, parole di Macron.
Una nuova conferenza di pace, convocata per il 7 settembre p.v. nella quale si discuterà il futuro della Siria, mette nuovamente sul tavolo la questione kurda e, anche in quel contesto, sarà possibile capire quali decisioni concrete la Francia deciderà di intraprendere, anche nei confronti dei Kurdi Siriani. Il fatto che la sede scelta per questo incontro sia Ankara, tuttavia, non lascia molto sperare quanto ad una posizione più filo-kurda a svantaggio di Erdogan.
Finora l’impressione è che Macron tenda a mantenere una facciata di ottime relazioni, diplomatiche ed economiche, con il frequente invio di consoli e ambasciatori a Erbil e l’organizzazione di incontri bilaterali, ma senza volersi sbilanciare troppo di fronte ad un alleato strategico come la Turchia.
Non resta che aspettare l’incontro previsto i primi di settembre per verificare un possibile cambio di rotta del Président francese verso un supporto più vocale delle istanze kurde, o per appurare se il tutto si limiti a un supporto a parole destinato a sfociare in un nulla di fatto.
Fonti
Breton, Buckner et al (Marzo 2018), « Monsieur Macron, sortez du silence et agissez en faveur des Kurdes de Syrie », Institut Kurde de Paris
Le Parisien, (Giugno 2016), Syrie : des forces spéciales françaises sont bien engagées contre Daech
Perrotin, Maxime (Agosto 2018), Avenir de la Syrie: Moscou et Ankara convient Paris et Berlin aux négociations, Sputnik France
Radio France Internationale (Gennaio 2018), Syrie: quelle stratégie pour les Kurdes des YPG à Afrin?, RFI
Sangar, Ali (Giugno 2018), France hails Erbil – Baghdad dialogue, advises Kurds to unite in Baghdad, Kurdistan 24
Vernet, Henri (Marzo 2018), Syrie : le plan de Macron au Kurdistan, Le Parisien
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