Aggiornato il 20/06/18 at 09:56 am
di Shorsh Surme –A una settimana dal voto il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, dato comunque vincitore, continua ad infiammare la campagna elettorale servendosi della paura come leva per dimostrarsi la soluzione. Così, dopo aver bombardato i miliziani del Pkk in pieno territorio iracheno distruggendo interi villaggi, in Turchia vi è stata in queste ore una nuova ondata di arresti, tutti sospettati, come di prassi, di terrorismo.
Delle 326 persone fermate dalla polizia ve ne sono 134 sospettate di essere affiliate al Pkk curdo, 119 ritenute essere parte della rete legata all’imam Fetullah Gulen, accusato essere la mente del (presunto) tentativo di golpe del 15 luglio 2016, 61 accusati di essere membri dell’Isis e 12 di gruppi illegali di estrema sinistra.
L’Onu ritiene che dal golpe del 2016, presunto o vero che sia stato, sono 160mila le persone arrestate in Turchia, tra cui giornalisti, magistrati, militari, insegnanti, diplomatici e persino deputati dell’Hdp, partito curdo con una sua folta rappresentanza in Parlamento.
Tanto fumo per nascondere un’economia che non va bene, tanto che la scorsa settimana Moody’s ha abbassato il rating di 17 banche turche segnalando l’incapacità per le istituzioni di rifinanziarsi.
A questo Erdogan ha risposto prendendosela direttamente con l’agenzia di rating avvertendo che “Se Dio vuole dopo il 24 giugno daremo il via a un’operazione su Moody’s”. Rivolgendosi pubblicamente a Moody’s ha detto che “Tu sei un’agenzia cosi importante e ti muovi domandandoti: Come faccio a sbiadire l’immagine della Turchia? Come posso metterli in difficoltà? No, non ci riuscirai”. Per cui, ha concluso Erdogan, “Moody’s fa asserzioni fuori luogo su di noi sebbene non abbiamo richiesto il suo giudizio”.
Fonte: notiziegeopolitiche.net
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