Iraq. Lotta tra sciiti: gli iraniani non permettranno ad al-Sadr di governare senza le proprie milizie

Aggiornato il 10/08/18 at 02:52 pm

di Shorsh Surme

Dopo le elezioni del 12 maggio svoltesi in Iraq e la vittoria di Muqtada al-Sadr, si è ulteriormente intensificato il conflitto già tra i due leader scitti, quello dell’ayatollah iracheno Ali al-Sistani, 94 anni, e la guida supremo iraniana Ali Khamenei, 78 anni………….
La guerra fredda sciita – sciità per leadership religiosa tra le autorità, ovvero l’orientamento arabo e quello persiano, ha radici antichissime. La divergenza tra sciiti e sciiti ha assunto connotati politici e militari dopo la nascità della Reppublica Islamica in Iran, nel 1979.
Non dimenticando che la rivoluzione iraniana segnò uno spartiacque nella storia dello sciismo per via della la risonanza mondiale e per aver provocato una sorta di risveglio negli sciiti, che da lì a poco si sono messi in moto in Pakistan, Afghanistan, Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein e Libano, abbandonando il nazionalismo arabo e le ideologie di sinistra per formare movimenti politici dichiaratamente sciiti. La stessa cosa è successa in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein. Ad esempio il Consiglio supremo islamico iracheno era stato istituito in Iran con l’aiuto dell’ayatollah Khomeini, adottando la teoria del velayat-e faqih e divenendo il più importante partito politico in Iraq con i quadri dirigenti piazzati nelle posizioni più rilevanti della politica e della sicurezza dello Stato iracheno.
Quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq nel 2003, il Consiglio supremo islamico era in una buona posizione per avvantaggiarsi della situazione. Il suo leader, Muhammad Baqir al-Hakim, aveva costruito e organizzato durante gli anni in Iran una milizia, la Brigata Badr, la quyale contava più di 10mila uomini sovvenzionati e addestrati dalla Guardia rivoluzionaria iraniana.
Alla luce delle elezioni irachene e dell’ottimo risultato delle milizie sciite l’Iran non lascerà a Moqtada al-Sadr la possibilità di formare un governo senza il benestare degli ayatollah, in particolare di Khamenei, e questa è la prova evidente della debolezza dell’Iraq e della sua incapacità di avere il controllo della scena sciita.

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