Aggiornato il 03/05/18 at 04:38 pm
di Francesco Ruggeri
La Turchia sta conducendo la sua guerra: il presidente Erdogan ripete che vuole “sradicare”………
i terroristi ma questa sua politica di sradicamento vuol dire l’uccisione indiscriminata di civili sospettati di essere solidali con la causa curda. E’ uno degli effetti perversi della lista nera di Usa e Ue che include il Pkk, partito che si batte per l’autonomia dei curdi, tra le organizzazioni terroristiche.
Il bilancio settimanale del coprifuoco sul totale degli attacchi nei confronti delle città curde serve a mostrare la guerra contro la popolazione. Dal 14 dicembre 22 civili sono stati uccisi (il più giovane un neonato, il più vecchio un uomo di 70 anni) e più di 100 persone sono state ferite, 41 in modo gravissimo.
Dal 14 dicembre l’autoritarismo è stato imposto nei distretti di Cizre e Silopi a Sirnak, a Nusaybin distretto di Mardin. Prima della dichiarazione di coprifuoco un messaggio di testo è stato inviato agli insegnanti dal Ministero dell’Educazione dicendo che avrebbero dovuto ricevere una formazione continua. Gli insegnanti hanno lasciato il distretto. Poi i medici sono stati trasferiti dal distretto. La gente ha cominciato a chiedersi: «Che cosa si sta preparando a Cizre?». Molti agenti dei corpi speciali della polizia e i soldati sono stati inviati nel distretto e stazionano nei dormitori nel quartiere Konak di Cizre. Le chiavi di due dormitori sono state sequestrate nel quartiere di Yafes. Le munizioni che sono arrivate con i soldati e la polizia sono state sistemate nei giardini delle scuole.
Nei giorni scorsi, secondo il francese Politis, l’operazione militare nella provincia di Sirnak ha ucciso un centinaio di presunti membri del PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan. Il processo di pace, iniziato nel 2012, è ormai un lontano ricordo. Dal 16 dicembre, grandi operazioni vengono condotte sia dall’esercito, che dalle forze speciali della polizia. La loro missione: sloggiare i militanti curdi dei centri storici come Cizre e Silopi dove il coprifuoco, la repressione e gli scontri ormai punteggiano il quotidiano. Durante queste operazioni, circa 10mila soldati sono stati coinvolti e sostenuti da carri armati mentre si calcola che circa 200mila persone soono fuggite dalla zona. L’agenzia stampa DIHA ha riferito di attacchi con carri armati e artiglieria. Numerosi edifici nei quartieri assediati sarebbero in fiamme.
Questi attacchi si concentrano nelle zone di confine con l’Iraq e la Siria rivelando le intenzioni del governo di sostenere i gruppi islamisti siriani. Dal 26 novembre, due giornalisti del quotidiano di opposizione Cumhuriyet – Può Dündar e Erdem Gul – sono in arresto a Istanbul per terrorismo e spionaggio. La loro colpa è di aver pubblicato video che mostrano la polizia mentre intercetta un camion dei servizi segreti turco che trasporta armi per i jihadisti siriani.
Un testimone oculare ha riferito a DIHA da Silopi: «Per salvare le nostre vite e quelle dei nostri figli abbiamo dovuto lasciare le nostre case dopo che sono state colpite dal fuoco dell‘artiglieria. Abbiamo trovato protezione in cantina. Non c’è più corrente, né acqua né cibo». Il deputato HDP Ferhat Encü nel fine settimana ha pubblicato foto da Silopi e Cizre che mostrano come i cadaveri di civili uccisi devono essere conservati nelle case raffreddandoli con il ghiaccio. Non c’è possibilità di portare feriti o morti dalle zone chiuse negli ospedali, ha riferito. «Contro il nostro popolo è in corso una pulizia etnica. Quello che succede qui è un massacro. Lo stato turco attacca civili con armi pesanti, come se si stesse confrontando con militari di un altro stato», ha scritto Encü in una dichiarazione. Ma si è mostrato fiducioso rispetto al fatto che la resistenza curda contro l’aggressione avrà la meglio: «Le forze dello stato nei territori dell’amministrazione autonoma non possono fare progressi. Le bande dello stato turco verranno scacciate da Silopi, Cizre e da tutto il territorio curdo così come IS è stato cacciato da Kobani».
Nelle zone curde e anche nell’ovest della Turchia sempre più persone scendono in piazza contro i massacri anche se vengono attaccate dalle forze di sicurezza. In alcune località della periferia di Istanbul secondo i media turchi nel fine settimana nelle strade ci sono stati scontri con la polizia. Come riferisce l’agenzia stampa curda ANF, soldati su veicoli blindati hanno sparato dal lato turco del confine su un corteo di solidarietà in territorio siriano. In Europa nel fine settimana ci sono state numerose manifestazioni e brevi occupazioni di aeroporti, stazioni ferroviarie, redazioni di giornali e parlamenti da parte di attivisti curdi. In oltre 50 città, tra cui a Berlino, Parigi, Londra e Vienna, migliaia di persone sono scese in strada e hanno chiesto la fine degli attacchi.
Murat Karayilan del Consiglio Esecutivo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) in un’intervista a Radio Dengê Kurdistan ha dichiarato: «La resistenza del popolo curdo contro il fascismo dell’AKP è anche una lotta per la democrazia in Turchia. Se gli attacchi non verranno fermati anche la guerriglia parteciperà con spirito di sacrificio a questa guerra e il legame tra il popolo curdo e il popolo turco verrà completamente reciso. Se distruggono la nostra popolazione con carri armati e artiglieria, per noi non ci sarà più la possibilità di vivere insieme a loro».
La scorsa settimana sei donne sono state uccise a Cizre, Silopi e Nusaybin. Güler Yamanak (incinta di 8 mesi) è stata colpita al grembo ed ha perso il suo bambino, conferma l’agenzia di stampa curda.
Dopo la proclamazione del quinto coprifuoco a Nusaybin distretto di Mardin sono cominciati gli attacchi che stanno ancora continuando. Fehime Akti (55 anni) ha perso la sua vita. Secondo le informazioni ricevute Fehime è stata colpita da cecchini nel quartiere Yenişehir di Nusaybin. Anche Emire Gök (39 anni) è stata uccisa. Secondo le dichiarazioni di testimoni era uscita per il foraggio degli animali e le forze dello stato l’hanno colpita.
Ayşe Buruntekin (40) madre di 9 figli era andata sul tetto della sua abitazione nel quartiere Cudi di Silopi. Ayşe è stata uccisa dai corpi speciali.Il suo corpo non poteva essere recuperato a causa dei colpi di artiglieria e dal fuoco aperto dai veicoli blindati. Nello stesso giorno due donne sono state uccise a Nusaybin. Taybet İnan (57) è stata gravemente ferita dai corpi speciali e suo fratello Yusuf İnan (40), padre di sei è stato ucciso nello stesso attacco.Taybet non è stata portata all’ospedale a causa dei colpi di artiglieria.È morta a causa delle perdita di sangue.2 donne sono state uccise e un bimbo non ancora nato è stato ucciso a Cizre. Zeynep Yılmaz (45) è stata colpita alla testa nel quartiere Cudi di Cizre.Non è stato possibile portarla all’ospedale ed ha perso la vita.Nello stesso giorno molte persone sono rimaste ferite. Hediye Şen (30) è stata uccisa davanti ai suoi tre bambini nel terzo giorno di coprifuoco a Cizre distretto di Şırnak. L’ufficio del pubblico ministero ha assunto la “decisione di segretezza”sulle indagini. Per la stessa ragione non è stato consentito al suo avvocato di accedere all’autopsia. Güler Yamalak( incita di 8 mesi) è stata colpita al grembo nel quartiere Nur di Cizre dai corpi speciali. Dopo essere stata portata all’ospedale è stata sottoposta all’intervento,ma ha perso il suo bambino.
«In guerra la prima vittima è l’informazione – avverte la Rete Kurdistan – se questo detto è vero, l’arte di rigirare le notizie in proprio favore è ben praticata dall’AKP, partito al governo in Turchia, e dallo Stato Maggiore militare, che nei suoi comunicati ufficiali pretende di aggiornare quotidianamente il numero dei “terroristi” del PKK uccisi nel corso delle operazioni militari: un giorno 24, un altro più di cento…senza mostrarne i corpi».
«Ma ai media occidentali – e purtroppo anche a molti siti di movimento – non serve verificare le notizie, copiate fino alle virgole: si distinguono ormai solo per il “tono” generale delle loro veline, chi ancora usa la locuzione “ribelli separatisti”, chi più raffinato aggiunge due righe per dire che con le attuali operazioni militari si è interrotto un processo negoziale in corso da due anni.
Ciò che è sicuramente vero è che ci sono dei morti – si legge ancora nel sito della rete curda – sono i civili curdi che vengono ogni giorno giustiziati da polizia e esercito turchi con l’impiego di tank, di cecchini che sparano a donne e bambini perfino all’interno delle loro case, a ragazzini che vengono abbattuti nelle strade perchè hanno osato scavare trincee per non far passare i carri armati dell’esercito e difendere così le proprie case e i propri cari. Sur, Cizre, Nusaybin, sono solo alcune delle località sottoposte a coprifuoco che hanno visto un impiego massiccio e continuato delle forze armate turche direttamente contro il popolo.
E’ una guerra sproporzionata, che vede una potenza militare fra le più armate al mondo da una parte, e un popolo armato solo della sua stessa volontà di difendersi e di autodeterminarsi mettendo in pratica l’autogoverno. Erdoğan negli scorsi giorni ha detto testualmente che avrebbe continuato le operazioni mlitari fino a “ripulire” le zone curde. Il co-presidente del partito HDP, Demirtaş, gli ha risposto che può pure venire a pulire le fogne!
Emine Ayna, co-presidente del Partito Democratico delle Regioni (DBP), ha dichiarato ın un’ıntervısta: “Lo stato turco conduce una guerra mirata contro la popolazione curda. Le dichiarazioni secondo le quali si tratta di operazioni contro il PKK servono a ingannare l’opinione pubblica. Erdogan si vendica dei curdi perché hanno portato a una perdita di potere dell’AKP e ostacolano i piani di Erdogan di una dittatura presidenziale. Fino ad ora negli attacchi non è stato ucciso un solo combattente del PKK. Si lamentano invece dozzine di vittime civili. Mentre la vittima più giovane è un neonato di appena 35 giorni, sono state assassinate anche molte persone che avevano più di 80 anni. Centinaia di persone hanno riportato ferite gravissime”.
Persino Devlet Bahceli, il presidente dell’ultranazionalista MHP, noto per le sue dichiarazioni anti-curde, nell’ultima seduta del suo partito ha parlato di una pulizia etnica alla quale non è ancora stato dato un nome.
E l’Europa come risponde a tutto questo? Fornendo denaro e legittimità al governo AKP per bloccare il flusso di profughi in territorio turco! Se durante l’ascesa e il potere di Hitler molti fecero finta di non vedere, oggi Erdoğan può permettersi di rivendicare ad alta voce il perseguimento di una “pulizia etnica” contro i curdi mentre l’Europa gli fornisce apertamente soldi e sostegno.
Le menzogne sulla stampa e che circolano in rete sono parte della strategia di guerra! – conclude Rete Kurdistan – Non rendiamoci complici di un tale crimine, verifichiamo le fonti e leggiamo criticamente le notizie per non farci strumentalizzare anche inconsapevolmente. Una giusta informazione potrà condurre a iniziative politiche utili per mettere fine agli attacchi sproporzionati della Turchia contro i civili curdi!».
Fonte:Popoffquotidiano.it
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