Aggiornato il 03/05/18 at 04:38 pm
di Shorsh Surme
Cosa poteva aspettarsi il curdo Partito Democratico dei popoli (HDP), con quanto aveva subito in quasi 5 mesi di campagna elettorale seguita alle elezioni di 7 giugno? Allora per la prima volta nella storia dei curdi della Turchia, l’HDP era… riuscito a portare 80 parlamentari nell’Assemblea nazionale, superando brillantemente il quorum del 10%. E’ stato proprio grazie alla presenza dell’HDP nella scena politica turca se il partito di Recep Tayyp Erdogan, l’AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) non era riuscito a formare il governo, tanto da dover convocare dopo un mese nuove elezioni. La campagna elettorale dell’HDP è stata segnata da una lunga scia di sangue fin dall’inizio. Già nel mese di luglio vi fu la strage di Suruc, cittadina curda al confine con il Kurdistan Siriano e a pochi chilometri dalla città-martire di Kobane, costata la vita a 28 giovani pacifisti, curdi e turchi. Poi l’attentato di Ankara, avvenuto nel pieno di una manifestazione per la fine delle ostilità fra il governo e i miliziani del Pkk: allora i morti furono 153 e i feriti. Ma gli ultimi due mesi di campagna elettorale hanno registrato anche 122 attacchi violenti con obiettivo le sedi e gli uffici dell’HDP fino al tentativo di incendiare la sede centrale del partito lo scorso 8 settembre. Ora l’HDP farà un’opposizione dura e corretta al “Sultano” con i suoi 59 deputati, lì presenti nonostante la sua speranza fosse stata quella di spazzare via i curdi dal Parlamento. In un’intervista alla tv curda K24 il leader dell’HDP Selahattin Demirtas ha dichiarato che questa non è stata un’elezione corretta, non abbiamo potuto fare campagna perché dovevamo proteggere la nostra gente da un massacro. Ma è ancora una grande vittoria. Abbiamo perso un milione di voti ma dobbiamo tenere testa a questa politica di massacro e di fascismo”. L’HDP rimarrà quindi una spina nel fianco di Erdogan e del suo partito AKP, e cercherà di far tornare il processo di pace, che è l’unica strada percorribile per una una convivenza civile nel paese.
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