Aggiornato il 03/05/18 at 04:39 pm
Nonostante il caldo afoso, sono stati in tanti i riminesi che hanno partecipato ad un presidio al cippo dei Tre Martiri a Rimini, presidio organizzato per condannare l’attentanto avvenuto lunedì a Suruc, nel quale hanno perso la vita trenta giovani volontari. ….. “Rimini, i cittadini e le cittadine riminesi non possono restare indifferenti alla strage di queste giovani anime belle, uccise dall’ISIS a Suruç, nel Kurdistan turco – scrivono gli organizzatori del presidio, Rimini con il popolo Curdo – Trenta giovani innocenti, ma per qualcuno colpevoli di voler portare speranza e protezione nel Rojava nel Kurdistan siriano. Un attacco brutale, compiuto da una giovane donna kamikaze, purtroppo anch’essa vittima della violenza e della barbarie dell’ISIS, perché in fondo nessuno vorrebbe morire a 18 anni. Erano 300 i volontari della Federazione delle associazioni della gioventù socialista radunatisi a Suruç per partecipare al progetto di ricostruzione della città curdo – siriana di Kobane distrutta nei mesi scorsi. Si trovavano tutti presso l’Amara Center, che è stato luogo di incontro e di accoglienza per centiania di volontari europei, italiani, turchi e curdi, della staffetta italiana “Rojava calling” e di tutte le carovane partite a ridosso del Newroz di Marzo dopo la liberazione di Kobane. In trenta hanno perso la vita e altri cento sono rimasti gravemente feriti, mentre cantavano “la ricostruiremo insieme, la difenderemo insieme“. Nello stesso momento anche Kobane subiva un attentato nel quale hanno perso la vita miliziani dell’YPG”.
“Noi però non possiamo rimanere in silenzio – continua Rimini con il popolo Curdo – perché quanto sta accadendo in Siria ed in particolare nel Kurdistan siriano non è e non può esserci indifferente. L’ISIS che oramai ha dimostrato la propria brutalità dentro e fuori i confini del proprio califfato rappresenta una forza clerico/fascista che distrugge ogni valore umano, “supportata” dai vicini, in primis la Turchia con il solo obiettivo di eliminare altri nemici comuni, in questo caso i curdi. L’attentato avviene il giorno dopo una data simbolica per il popolo curdo perché dal 19 luglio del 2012 i curdi della regione del Rojava nel mezzo della guerra civile siriana si sono organizzati attraverso delle amministrazioni democratiche e autonome. Lo scorso 19 luglio, tutto il Kurdistan ha celebrato questo evento”.
Dal 12 al 17 settembre prossimo proprio a Suruç ci sarà una carovana internazionale per chiedere l’apertura di un corridoio umanitario e per la ricostruzione di Kobane in concomitanza con la commemorazione del primo attacco del Daesh subito da Kobane il 15 settembre 2014.
“Il 13 novembre scorso il Consiglio Comunale di Rimini ha votato (dopo l’incontro con Yilmaz Orkan, membro del congresso nazionale del Kurdistan e portavoce dell’associazione Uiki, a Casa Madiba) un ordine del giorno in “Sostegno alla comunità di Kobane e al popolo Kurdo“, nel quale si chiedeva al Comune di sostenere progetti o azioni possibili in quell’area e al Governo di farsi difensore e promotore del riconoscimento del popolo curdo. Oggi si chiede di fare un passo in più, di procedere alla costruzione di corridoi umanitari che consenta di far entrare viveri e volontari per aiutare la resistenza del Rojava e di costruire rapporti di Fratellanza o Gemellaggio, come stanno facendo altre città italiane al fine di dimostrare la propria vicinanza ed il proprio supporto al popolo curdo.
Corridoio oggi più che mai necessario per difendere i Curdi da doppio attacco: quello turco e quello del califfato dell’ISIS. Lo dobbiamo fare perché queste serve a non lasciare soli 300 ragazzi e ragazze che hanno voluto dedicare parte della loro vita a sostenere un ideale di pace, di democrazia e di giustizia sociale. Lo dobbiamo fare per chi ieri ha perso la vita e perché ciò non accada più. Lo dobbiamo fare perché “aiutarli a casa loro” è quello che hanno provato a fare i 300 giovani diretti a Kobane, che carichi di energia e di sorrisi erano pronti a ricostruire case e a consentire che il governo democratico del Rojava, un giorno potesse essere riconosciuto, libero e autonomo” conclude Rimini con il popolo Curdo.
Fonte:altarimini.it
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