Aggiornato il 03/05/18 at 04:39 pm
di Lorenzo Taiuti
Museo di Roma in Trastevere, Roma – fino al 27 marzo 2015. Videoarte dal Kurdistan iracheno: è l’ultima proposta della Sala1 nella sua serie sull’arte di Paesi decentrati rispetto alle centrali dell’arte contemporanea. Un ciclo ormai storico, estremamente interessante…… Kurdistan iracheno oggi significa immediatamente la coraggiosa resistenza contro l’Isis che i curdi portano avanti portando il peso della guerra praticamente sulle loro spalle. Ma la rassegna presenta le sperimentazioni video anteguerra, principalmente eseguiti nel decennio precedente. Tempi di guerra comunque, ma che permettevano la continuità dello studio e della creatività. Il primo canale tv curdo è stato aperto nel1991 e negli anni successivi nelle scuole e nell’ambiente d’arte si è sperimentato il video creativo.
La rassegna s’intitola Le piccole cose che contano di più e si sottrae alla tragedia del presente con un interesse forte verso le meccaniche sociali e interpersonali. In I am similar to my father, Rozhgar Mustafa compone e scompone i tasselli della sua personalità con altrettante sequenze in cui dice cose diverse, fino a quando tutti i suoi doppi parlano in coro. Tematica femminista in Plastic Women, dove la stessa autrice organizza in un periodo di discussioni politiche in piazza una sfilata di manichini femminili per affermare la presenza delle donne nelle riunioni.
Poshia Kakil in Moschea, ragazza e fisarmonica (girato a Kobane) mostra una giovane vestita di rosso che suona un’armonica passeggiando davanti a una moschea in una piazza affollata, un comportamento pieno di messaggi diversi e libertari. Rebeen Hamarafiq (che è anche curatore della rassegna) in Work number one riprende filtri di sigarette nelle varie città di un viaggio da Sulayimanyia a Londra e altre città come gli eroi delle fiabe raccolgono sassolini per memorizzare il proprio percorso nei boschi del pericolo, ma anche come tracce-ricordo di un passaggio di paesi e di culture.
Di tipologia concettuale il video di Sherwan Fateh, Eraser, dove l’autore gira per le scuole scambiando con i bambini gomme nuove in cambio di gomme usate. L’errore è necessario nell’apprendimento e questo deve diventare la logica della didattica nelle scuole curde, sembra dire l’autore.
Minimale, didattica, concettuale, attivista, femminista, memorizzante, astratta, sociale, la videoarte curda si presenta con qualità molteplici e contraddittorie. Ma il contrasto fra la realtà, la sua analisi più privata, intima e concettuale e l’esplosiva realtà sociale curda lascia senza fiato: al centro di tutti i conflitti del Medio Oriente, riesce a produrre un lavoro sulla riflessione, sul privato-pubblico che fa meditare sulla capacità di resistenza di una cultura vitalissima.
Lorenzo Taiuti per Atribune
Roma // fino al 27 marzo 2015
Videozoom: Iraq Kurdistan
a cura di Rebeen Hamarafiq
MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE
Piazza Sant’Egidio 1b
06 5816563
mailto:museodiroma.trastevere@comune.roma.it
Lascia un commento