Aggiornato il 03/05/18 at 04:40 pm
di Sara Lucaroni
Cinque mesi, da agosto a dicembre 2014, tra le alture di Sinjar e la piana di Ninive, a difendere dagli attacchi e dall’avanzata degli jihadisti le famiglie fuggite dalle violenze e accampate sulla montagna……… Questa è la “resistenza” di uno dei gruppi di combattenti yazidi, a ridosso dei villaggi e della capitale Sinjar; hanno documentato in esclusiva per Avvenire i lunghi mesi di guerriglia, i paesaggi, le scene di vita quotidiana e l’emergenza umanitaria del proprio popolo. Con armi in parte cedute dai curdi e in parte acquistate al mercato nero, hanno risposto all’offensiva degli uomini del Califfato. Gli abitanti in fuga si sono rifugiati in alloggi di fortuna, scantinati, tende e capannoni nelle città ancora libere. L’assenza di strade praticabili e di mezzi, costringe tutti a camminate di ore per raggiungere quasi ogni giorno le famiglie accampate più in alto. Ogni gruppo combattente mangia una volta al giorno, ha una tenda comune, dove si tengono anche le riunioni. Il quotidiano è durissimo. Nei campi, sotto le tende, o negli anfratti, con la stagione invernale specie le condizioni dei più piccoli sono diventate drammatiche: l’assenza di cibo, medicinali, vestiti, coperte e scarpe negli ultimi mesi ha fatto molte vittime. E ancora si combatte. Solo otto città sono state liberate dall’assedio grazie all’intervento di terra dei soldati peshmerga. La capitale yazida Sinjar è ancora occupata, così come altri 15 villaggi. La resistenza continua.
Fonte:Avvenire
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