Aggiornato il 03/05/18 at 04:33 pm
di Giovanni Giacalone
In un discorso davanti al parlamento siriano, Bashir Assad ha definito “mostri” gli autori del massacro di Hula dello scorso 25 maggio, nella quale hanno perso la vita 108 persone. Mentre regime e rivoltosi si scaricano a vicenda la responsabilità del massacro, l’Onu avvia un’inchiesta per individuare i responsabili……. La Siria accusa l’Occidente. Il leader siriano ha di nuovo accusato le forze straniere di essere dietro alla rivolta e di fornire armi ai rivoltosi, da lui definiti “terroristi”, attraverso i confini con Libano e Turchia. Risulta però ormai chiaro come anche dietro al regime di Damasco vi siano forze straniere come Russia, Iran, Corea del Nord e Venezuela. Secondo alcune fonti ad inizio maggio il cargo russo Professor Katsman e quello nord coreano Odai avrebbero scaricato armi nei porti siriani di Lattakia e Tartus. Le autorità turche hanno in più di un’occasione sequestrato carichi di armi giunti dall’Iran e destinati alla Siria, come lo scorso aprile, quando una nave tedesca noleggiata da una compagnia ucraina è stata bloccata dalle autorità di Ankara. A bordo sono state trovate armi di provenienza iraniana. Nel marzo 2011 un volo di linea della compagnia iraniana Yas Air diretto a Damasco venne perquisito dalle autorità turche e a bordo furono trovate armi di fabbricazione russa ed esplosivi; secondo la tedesca ZDF l’operazione venne organizzata dalle Guardie Rivoluzionarie di Teheran. Secondo esperti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU aerei di linea iraniani continuano tutt’ora a trasferire armi nello scalo di Damasco e anche a Beirut per rifornire le milizie sciite di Hezbollah, da sempre vicine al regime di Damasco.
La Russia pensa ai suoi interessi. A livello politico intanto la situazione non migliora: Italia, Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti hanno espulso numerosi diplomatici siriani ed anche il governo turco ha deciso di fare altrettanto in seguito alla tragedia di Hula. Dura la stoccata del primo ministro di Ankara: “restare accanto ai tiranni significa essere tiranni”; un evidente riferimento alla condanna russa nei confronti della decisione di espellere i diplomatici siriani. La Russia, nel disperato tentativo di salvaguardare i propri interessi economici e strategici, persiste ormai da mesi nel tentativo di bloccare ogni forma di condanna nei confronti del regime di Assad, storico alleato fin dai tempi della guerra fredda, uno storico alleato diventato ormai indifendibile. Alexei Malashenko, esperto in questioni mediorientali del Carnegie Center di Mosca, ha dichiarato alla Associated Press: “Assad sta mettendo sé stesso e la Russia all’angolo. Se non ci dovessero essere cambiamenti alla Russia non resterà che abbandonarlo”.
Un cambiamento di condotta altamente improbabile da parte di un regime che ha verosimilmente i giorni contati in quanto si è macchiato di troppi crimini, che ha fatto troppe vittime tra i civili e che ha ormai da tempo raggiunto il punto di non ritorno e Mosca questo lo sa benissimo.
fonte:dirittodicritica
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