Aggiornato il 03/05/18 at 04:33 pm
Dall’accordo tra il PYD (Democratic Union Party) e i partiti che fanno capo al Kurdish National Council (KNC) nasce un nuovo governo autonomo curdo in Siria. Che chiede protezione alla comunità internazionale. ………. Ad eccezione della città di Qamishli, le aree a prevalenza curda sono “state liberate dal brutale regime di Assad”, secondo quanto recita il comunicato stampa firmato dall’ufficio esteri del PYD.
“Con gli altri partiti politici curdi del KNC abbiamo deciso di proteggere e amministrare le nostre regioni” e di costituire un Consiglio supremo curdo, incaricato di salvaguardare “le nostre legittime conquiste” in vista della costituzione di una “Siria libera e democratica”.
Nel documento si legge inoltre che l’area potrebbe diventare un “sicuro punto di partenza per tutti i rivoluzionari siriani intenzionati a liberare il paese”, nonché embrione di una democrazia “plurale e unita”.
Ma l’invito a non temere per possibile conseguenze negative sulla stabilità regionale (e della Turchia in particolare) viene ribadito anche nel paragrafo successivo, dove si sottolinea il carattere “pacifico” di questa entità e non separatista (“The Kurds are not separatist and have never had separatist intentions”).
“Il nostro obiettivo è quello di autogovernare democraticamente le nostre regioni entro i confini geopolitici della Repubblica siriana. La nostra missione è quella di fare la nostra parte nella costruzione del futuro della Siria”.
Il comunicato chiude con un appello alla comunità internazionale (Nazioni Unite e Unione Europea in primis), chiamata a sostenere e proteggere la nuova “regione autogovernata” in un momento in cui è a rischio il futuro del paese.
“Con gli altri partiti politici curdi del KNC abbiamo deciso di proteggere e amministrare le nostre regioni” e di costituire un Consiglio supremo curdo, incaricato di salvaguardare “le nostre legittime conquiste” in vista della costituzione di una “Siria libera e democratica”.
Nel documento si legge inoltre che l’area potrebbe diventare un “sicuro punto di partenza per tutti i rivoluzionari siriani intenzionati a liberare il paese”, nonché embrione di una democrazia “plurale e unita”.
Ma l’invito a non temere per possibile conseguenze negative sulla stabilità regionale (e della Turchia in particolare) viene ribadito anche nel paragrafo successivo, dove si sottolinea il carattere “pacifico” di questa entità e non separatista (“The Kurds are not separatist and have never had separatist intentions”).
“Il nostro obiettivo è quello di autogovernare democraticamente le nostre regioni entro i confini geopolitici della Repubblica siriana. La nostra missione è quella di fare la nostra parte nella costruzione del futuro della Siria”.
Il comunicato chiude con un appello alla comunità internazionale (Nazioni Unite e Unione Europea in primis), chiamata a sostenere e proteggere la nuova “regione autogovernata” in un momento in cui è a rischio il futuro del paese.
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