Aggiornato il 03/05/18 at 04:34 pm
di Shorsh Surme
Mentre ammainava la bandiera stelle e strisce a Baghdad, in presenza del segretario Leon Panetta, in Iraq si continuava a morire sia per mano del terrorismo internazionale sia per continuo conflitto tra le due confessioni religiose, gli Sciiti e i Sunniti……. L’escaltion tra Sunniti e Sciiti è arrivata al culmine dopo che ieri cinque magistrati iracheni hanno emesso un mandato d’arresto contro il vicepresidente della Repubblica Federale dell’Iraq, Tareq al Hashemi (sunnita), nell’ambito di un’inchiesta su atti terroristici. Infatti, due componenti della sua scorta hanno confessato di aver preparato e fatto scoppiare delle auto bombe nelle zone abitate delle popolazione Sciita proprio sul ordine di Al Hashemi.
Non solo: anche il premier sciita Nuri al Maliki ha accusato le guardie del corpo del vicepresidente sunnita di essere dietro ad un attentato dinamitardo davanti al parlamento che, il 28 novembre scorso, aveva provocato la morte di due persone e il ferimento di altre cinque.
Il coivolgimento di Al Hashemi negli atti terroristici ha scosso il paese mediorientale. Infatti, proprio ieri il presidente della regione del Kurdistan dell’Iraq, Massud Barzani, ha chiesto urgentemente una conferenza di riconciliazione nazionale per poter placare la pericolosa situazione che si sta creando in Iraq dopo il ritiro americano.
Non dimentichiamo anche i paesi limitrofi, come la Turchia e l’Iran, che hanno cercato sempre di fomentare l’odio tra i popoli dell’Iraq, con gli eserciti dei due paesi che entrao ed escono dai confini dell’Iraq come se niente fosse.
Per quanto riguarda il ritiro dell’esercito americano, il presidente Barack Obama ha mantenuto la sua promessa fatta durante la campagna elettorale, cioè il ritiro dei militari dell’Iraq. Ma è stata un’uscita ad alto prezzo: 113mila civili iracheni hanno perso la vita, 4500 soldati statunitensi uccisi e oltre 30mila i feriti, mentre sono stati spesi 802 miliardi di dollari, secondo le stime del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz.
Tutto questo è successo semplicemente perché gli Usa non avevono un piano dopo la cosidetta guerra di liberazione.
La cosa certa è che gli Usa hanno lasciato un paese vulnerabile alle ingerenze dei paesi arabi sunniti e sciiti e in primis dell’Iran, che in tutti questi anni non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco per i suoi interessi.
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