Aggiornato il 03/05/18 at 04:36 pm
Sospettata di terrorismo per 13 anni, la sociologa e attivista turca Pinar Selek è stata definitivamente scagionata il 9 febbraio 2011. Accusata di essere l’artefice di un attentato dinamitardo al mercato, fu processata e condannata E’ stata assolta ieri, 9 febbraio 2011, dal tribunale di Istanbul, Pinar Selek, la sociologa e attivista turca processata con l’accusa di essere l’artefice di un attentato dinamitardo al mercato della stessa Istanbul 13 anni fa.
Sospettata di terrorismo per 13 anni, Pinar Selek è stata definitivamente scagionata.
Chi è Pinar Selek?
Sociologa, scrittrice, femminista-antimilitarista e attivista per la pace, Pınar Selek è nata ad Istanbul nel 1971. Diplomata al liceo francese Notre Dame di Sion, consegue la laurea in Sociologia all’Università Mimar Sinan. Comincia ad interessarsi molto presto della marginalizzazione all’interno della società turca di transessuali, bambini di strada e prostitute, creando un Laboratorio degli Artisti della Strada che ha permesso l’integrazione di moltissimi soggetti disagiati nella società.
Dal 1996 comincia ad occuparsi di minoranze etniche, Belge Publishing pubblica la sua traduzione-selezione “Ya Basta-Artık Yeter” un lavoro dedicato ai movimenti indigeni del Messico, mentre dal 2001 la sua tesi di master, intitolata “Maschere, Cavalieri, Gacias, via Ülker: un luogo di emarginazione” viene pubblicata in più edizioni. Nello stesso 2001 fonda la Cooperativa di donne Amargi organizzando incontri a Diyarbakır, Istanbul, Batman e Konya, ne dirige ed edita l’omonima rivista. Dal 2008 è co-fondatrice della prima libreria femminista della Turchia, chiamata sempre Amargi, coordinando il gruppo di lettura scrittura “ Quali porte aprono le nostre esperienze ?”.
L’accusa di terrorismo, la persecuzione e l’assoluzione.
La sua ricerca sociologica sugli effetti del conflitto armato tra Turchia e Kurdistan e sulle relative possibilità di conciliazione nel 1998 la rende vittima di un complotto politico-giudiziario. Sospettata di essere parte del PKK, il clandestino Partito dei Lavoratori del Kurdistan, gruppo armato attivo nel sudest della Turchia, viene arrestata e torturata allo scopo di ottenere i nomi di tutti quelli che ha intervistato per il suo studio, successivamente sarà accusata di essere l’artefice dell’attentato dinamitardo del 9 luglio 1998 al Bazaar delle Spezie di Istanbul che causò 7 vittime e 127 feriti, ma durante il processo si scoprirà che la tragedia fu causata dallo scoppio accidentale di una bombola di gas e che la confessione al suo presunto complice era stata estorta con la tortura.
Pinar rimarrà comunque in carcere per due anni e mezzo.
Nel 2000 viene rilasciata e nel 2006 dopo un processo durato cinque anni viene assolta ma nonostante ciò continua a pesare su di lei l’etichetta di terrorista. Negli anni successivi si difende con la scrittura, la sua battaglia, sostenuta dal movimento femminista e dai gruppi pacifisti e antimilitaristi diventa un simbolo di giustizia, resistenza e libertà. Già nel 2004 aveva pubblicato“Barışamadık” (Non siamo riusciti a riconciliarci) un saggio sulle lotte per la pace della Turchia moderna, nel 2008 esce “Sürüne Sürüne Erkeklik” (Una vita da cani: mascolinità) uno scritto sulla virilità nel contesto del servizio militare. Nello stesso anno scrive un libro di racconti intitolato “Su Damlası” (Goccia di acqua). Innumerevoli sono le sue partecipazioni a conferenze, seminari, pubblicazioni su riviste scientifiche e di divulgazione, al centro della sua ricerca e passione sempre gli emarginati, i conflitti e la lotta contro ogni forma di violenza. Nel 2006 la Cassazione riapre il processo e chiede per Pinar l’ergastolo, ma il tribunale nel 2008 la riconosce innocente per la seconda volta. Nel 2009 il 9° Dipartimento Penale della Corte d’Appello di Istanbul riapre il caso, sempre con la stessa accusa, e Pinar si trova per la terza volta a rischiare ben 36 anni di carcere, ma l’Assemblea Penale Generale respinge l’obiezione del procuratore capo e invia la causa alla 12° Corte dei crimini aggravati di Istanbul, che in passato aveva dato l’assoluzione. Finalmente la corte d’Assise di Istanbul il 9 febbraio 2011 ”ha rifiutato di seguire il parere della Corte di Cassazione e ha mantenuto la sua decisione di assolvere la giovane donna”, queste le parole di Bayram Belen, l’avvocato della sociologa.
Numerosi intellettuali e attivisti turchi, tra cui Yasar Kemal e Oram Phanuk, ed internazionali parlamentari europei e tedeschi, nonché dalla Fondazione Heinrich Boell e dal Centro Internazionale Curdo PEN, hanno espresso in questi anni la loro solidarietà verso Pinar Selek, la quale vive ormai in Germania dove lavora attivamente. Negli ultimi tempi attivissima è stata anche la rete, con una petizione e un appello a favore di Pinar, la quale, in una recente intervista radiofonica ha parlato dell’azione costante delle femministe e dei pacifisti turchi contro gli autoritarismi, dell’oppressione molto forte che nel suo paese di origine si esercita sulle donne e dell’altrettanto forte resistenza del Movimento femminista turco che da 25 anni è il secondo movimento più forte e dinamico dopo quello curdo, con un’attività capillare di informazione e protesta che influenza i partiti. Proprio questo militarismo l’ha resa il capro espiatorio del potere spaventato dalla rivoluzione sociale in corso che oppone resistenza alla violenza e alle discriminazioni.
Fonte: Universy.it
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