Aggiornato il 03/05/18 at 04:36 pm
Un record senza precedenti denunciato dalle associazioni umanitarie e confermato dai dati ufficiali: nel mirino presunti spacciatori e dissidenti dichiarati Cambiano e cadono i regimi nel Nord Africa, nulla succede nell’Iran degli ayatollah dove l’intermittente mobilitazione mediatica per il caso di Sakineh oscura lo stillicidio quotidiano delle esecuzioni capitali. Sono 89 le esecuzioni annunciate dal regime di Teheran nei primi 27 giorni del 2011. Anche ammettendo che non ve ne siano state altre meno “ufficiali”, come sospettano invece le associazioni per i diritti umani, è una cifra record, una media di morte impressionante.
Il calendario delle impiccagioni, vuoi in carcere, vuoi in piazza, è scandito dalle varie agenzie governative. Nelle motivazioni, quando sono fornite, reati comuni come il frequentissimo traffico di droga, si mescolano a reati religiosi e di opinione. Particolari dubbi negli organismi internazionali suscita l’incriminazione per traffico di droga, abitualmente usata come pretesto per reprimere reati di natura politica o rivolte popolari.
Ma ecco, grazie a Nessuno tocchi Caino e ai dissidenti iraniani che rischiano la vita per informare il mondo di ciò che accade, un elenco senza pretese di completezza di ciò che è accaduto nei giorni scorsi nel Paese. Sul sito di Iran Human Rights chi lo desidera trova anche qualche foto delle esecuzioni.
Giovedi 27 gennaio nel carcere Ghezel Hesar di Karaj, ad ovest di Teheran, secondo il canale informativo iraniano IRIBNEWS, sono stati giustiziati “J. A.”, che avrebbe spacciato all’interno del carcere 370 gr di crack, “M. D.” per detenzione di 4980 gr di crack, “Gh. B.” per acquisto detenzione e vendita di 4900 gr di crack, “K. N.” per il traffico di 49 kg e 70 gr di hashish, “D. S.” per detenzione e consumo all’interno del carcere di 310 gr di crack e “M. T.” per il traffico di 61 kg e 300 gr di crack e consumo di oppio. Altre tre persone sono state impiccate, sempre di mattina, nel carcere di Oroumieh, nella provincia iraniana del West Azerbaijan. Lo rende noto l’agenzia di stampa ufficiale IRNA, che non identifica i tre giustiziati. Anche loro erano stati riconosciuti colpevoli di traffico di droga. A margine ci si può domandare come funzioni un carcere all’interno del quale si possano introdurre e spacciare chili di droga, salvo poi essere giustiziati.
E’ Human Rights House of Iran a rendere nota la vicenda dell’ attivista curdo, Farhad Tarom, giustiziato in carcere a Oroumieh il 27 gennaio. Originario del villaggio di Lavark, nel distretto Dashtabel della città di Oshnavieh, nel West Azerbaijan, l’uomo era stato riconosciuto colpevole di appartenenza al Partito Democratico del Kurdistan. Dopo aver trascorso tre anni nel Kurdistan iracheno, un mese dopo il suo rientro in Iran Tarom era stato arrestato e in seguito riconosciuto come membro del Partito curdo. Avendo saputo dell’avvenuta esecuzione, diversi residenti di Oroumiyeh e Oshnavieh si sono radunati davanti alla prigione, chiedendo che il corpo fosse restituito alla famiglia, per un’adeguata sepoltura e scontrandosi conn le forze di sicurezza.
Il 24 gennaio due fratelli sono stati impiccati nella città nord-orientale di Bojnord. Lo riferisce l’agenzia di stampa ufficiale Fars, che identifica i giustiziati come Kamran Khaki e Mehran Khaki, riconosciuti colpevoli di “corruzione sulla Terra” e “Moharebeh” (guerra contro Dio) per l’omicidio di un agente di polizia, detenzione di armi, rapina a mano armata e turbamento dell’ordine pubblico. Le accuse non sono state confermate da fonti indipendenti.
Un uomo è stato giustiziato il 24 gennaio in pubblico a Karaj, 45 km ad ovest di Teheran, dopo essere stato riconosciuto colpevole degli stupri e omicidi di 10 donne, commessi nel 2008. Lo riferisce l’agenzia di stampa ufficiale IRNA, che identifica il giustiziato come Omid Bargh, 25 anni, la cui esecuzione ha avuto luogo di mattina sulla piazza di Qom, la città più sacra dell’Iran. L’uomo avrebbe confessato i propri crimini, dovuti “all’odio e al desiderio di vendetta nei confronti delle donne”.
Il 23 gennaio un uomo è stato impiccato nella prigione di Yasouj, nel sud-ovest dell’Iran, riportano i media di stato. L’uomo è stato identificato come Masoud A., 29 anni, riconosciuto colpevole di stupro. Un’altra esecuzione è avvenuta il 20 gennaio nel carcere di Bojnourd, ha riportato l’agenzia ISNA, che ha identificato il giustiziato come M. Gh., condannato per traffico di droga. Due oppositori politici sono stati impiccati nel carcere Evin di Teheran, in Iran, rende noto il 24 gennaio il sito web della tv di stato, senza precisare la data delle esecuzioni. Citando l’ufficio del procuratore di Teheran, il sito identifica i due come Jafar Kazemi e Mohammad Ali Hajaghaei, che erano stati arrestati nel corso delle contestazioni di piazza svoltesi nel Paese a seguito delle elezioni presidenziali del 2009. “Due elementi di una cellula dei Monafeghin (Ipocriti) che rispondono ai nomi di Jafar Kazemi… e Mohammad Ali Hajaghaei… sono stati giustiziati stamattina”, ha dichiarato l’ufficio del procuratore, riferendosi al gruppo di opposizione in esilio dei Mujahedeen del Popolo dell’Iran (PMOI). Lo scorso 10 agosto, in favore del rilascio dei due attivisti era intervenuta – inutilmente – anche il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton.
Fonte: La Stampa
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