Aggiornato il 03/05/18 at 04:36 pm
Intervista di Shorsh Surme
Da qualche tempo i cristiani del Centro e del Sud dell’Iraq sono diventati bersaglio di attacchi terroristici. Secondo lei cosa non è stato fatto da parte del governo centrale dell’Iraq per proteggere la comunità cristiana?
– Purtroppo oggi tutto l’Iraq è sotto l’attacco terroristico. Il terrorismo non guarda l’appartenenza etnica o religiosa, anche se con gran dispiacere devo dire che ultimamente i nostri fratelli Cristiani sono stati bersagli di attacchi terroristici.
Tutto questo per mancanza di una protezione adeguata da parte del Governo centrale del governo federale di Baghdad, da una parte, e la mancanza di fiducia tra i cittadini e organi di sicurezza dell’altra. Infine, la non soluzione delle divergenze politiche o dei conflitti religiosi tra le varie fazioni ha lasciato lo spazio ai terroristi di agire liberamente.
– Si legge su qualche giornale qui in Occidente, che la comunità cristiana in Kurdistan sta vivendo una brutta situazione del punto di vista della sicurezza. Lei come responsabile dell’Agenzia di protezione cosa risponde?
– La miglior risposta sarebbe quella di rivolgersi direttamente ai fratelli Cristiani che vivendo in Kurdistan, e domandare loro: perché si rifugiano nella nostra zona? Sicuramente se si fossero trovati male non sarebbero venuti in Kurdistan.
Vorrei dire a tutti quelli che scrivono negativamente sulla situazione dei Cristiani in Kurdistan, di venire di persona a constatare la situazione, ma soprattutto di leggere tutte la lettere di ringraziamento che il presidente del regione del Kurdistan (Massuod Barzani) ha ricevuto, in primis del Santo Padre Papa Ratzinger, ma anche dai capi di molti stati europei per la protezione dai Cristiani in Kurdistan.
– Qual è il segreto per mantenere la sicurezza e la stabilita nella regione del Kurdistan?
– La nostra vittoria è data dalla grande capacità del nostro personale di mantenere la sicurezza nella regione del Kurdistan. Sicuramente la collaborazione tra la cittadinanza e le forza dell’ordine è molto solida. L’aiuto dei cittadini è ed è stato determinante per mantenere la sicurezza in Kurdistan e spero che continui sempre così.
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