Aggiornato il 03/05/18 at 04:36 pm
L’impiccagione del militante curdo Habibollah Latifi, che era prevista in Iran, è stata sospesa e il detenuto ha potuto incontrare i suoi familiari. Lo ha detto il suo avvocato, Nemat Ahmadi, citato dall’agenzia Isna. Ahmadi ha sottolineato che la sospensione è stata concessa dal capo dell’apparato giudiziario, ayatollah Sadeq Larijani, in modo tale che ”il caso possa essere ulteriormente esaminato”.
Latifi, 29 anni, rinchiuso nel carcere di Sanandaj, nel Kurdistan iraniano, è stato riconosciuto colpevole di ”guerra contro Dio” (moharebeh) per aver collaborato con un gruppo armato separatista curdo, il Partito della Libera Vita in Kurdistan (Pjak). Il giovane, che è stato condannato a morte nel 2008, ha ammesso di essere un sostenitore del Pjak, ma ha negato di aver commesso violenze.
L’avvocato Ahmadi ha detto che l’ayatollah Larijani ha concesso la sospensione accogliendo una richiesta in tal senso avanzata ieri dal legale. L’esecuzione, prevista alle 06:30 di stamane, non ha quindi avuto luogo e alle 08:00 il detenuto ha potuto ricevere la vista di alcuni familiari. Anche Amnesty International aveva lanciato un appello alle autorita’ iraniane a mostrare ”clemenza” e ieri 20-30 persone hanno manifestato davanti all’ambasciata iraniana a Parigi contro la condanna di Latifi. Alcuni si sono incatenati alle sbarre dei cancelli.
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